Manifesto Filovegetale (Caro Maurizio Costanzo Show... lettera n.13)




lettera n.13



COMMESTIBILE: Buono da mangiare, sano e digeribile come un verme per un rospo, un rospo per un serpente, un serpente per un maiale, un maiale per un uomo e un uomo per un verme.

AMBROSE BIERCE






















MANIFESTO FILOVEGETALE

Caro Maurizio Costanzo Show,

'Vantieri ho visto un vecchio documentario che da piccolo non mi aveva fatto nessun effetto, e da grande sono rimasto folgorato.
Subito c'era una pianta su un tavolo con attaccato il lie detector o macchina della verità. Dopo, un ricercatore le strappava una foglia e la lancetta dello strumento aveva un sobbalzo fino a raggiungere il fondo scala. Poi tutti (circa una ventina di persone) uscivano e rientravano ad uno a uno. Quando per penultimo entrava lo strappatore, di nuovo lo strumento sobbalzava fino a fondo scala.
Quindi la pianta non solo soffriva, ma era in grado di riconoscere il proprio feritore ed averne paura. Modificato per sempre da tale esperienza, dopo un primo impulso umanitario... o meglio vegetalitario, che mi avrebbe spinto ad effettuare una carneficina di fruttivendoli, la ragione prevalse: meglio fondare il MOVIMENTO FILOVEGETALE che finire in gattabuia per fruttivendolicidio.
La ragione, alla lunga, ha sempre ragione, cioè ha se stessa.
Creare una corrente di pensiero antagonista soprattutto ai razzisti vegetariani e vegetalisti, che risparmiano gli animali per accanirsi contro le verdure, la frutta, i cereali, i legumi, le cucurbitacee, tutti individui che tentano come noi di conservarsi e di riprodursi.
Perché infatti amare il pollo e non l'asparago, entrambi esseri viventi con pari dignità? Perché graziare il vitello e il maiale per sterminare il miglio e l'orzo? Decimare la cipolla e difendere lo struzzo commestibile? Le radici di ogni razzismo risiedono nel rifiuto del diverso: più uno è differente da chi lo valuta ponendo se stesso come archetipo dell'essere vivente, meno suscita identificazione e solidarietà. Ecco allora una serie di progressivi slittamenti dell'identificazione:

  1. Ha la pelle di un colore diverso dal mio, però ha orecchie occhi naso bocca mani e piedi come me. Parla la sua lingua in modo a me incomprensibile. Però fa la cacca come me. "Vabbè." (esempio: negro)
  2. Ha quattro zampe, è coperto di pelo, ma sempre possiede orecchie occhi naso e bocca quasi come me. Non parla, però bela. E fa la cacca a pallini. "Insomma..." (es: caprone)
  3. E' tutt'occhi, rasato e con grande bocca. Chissà dove ha gli orecchi. Emette un suono sgradevole. Sputa e fa la cacca strana. "Bleah...!" (es: rospo)
  4. E' di forma allungata, striscia e si contorce. Chissà dove ha le braccia o almeno le zampe. E' di carne come me, però viscida. Sta zitto, facendo la cacca continua. "Che schifo!" (es: lombrico)
  5. Invece di parlare ronza, forse ha un pungiglione, non si sa da dove arriva, non è un'ape che ci produce il miele, a cosa serve? E poi fa poca cacca e la fa per aria. "Schiaccialo! Schiaccialo!" (es: insetto)
  6. Non ha niente a che vedere con noi. Non ha orecchie naso bocca mani piedi dita, non è di carne, non è capace né di parlare né di fare almeno dei rumori. Non cammina. Non fa nemmeno la cacca. Come può soffrire come noi? "Mastichiamola, dunque!" (es: mela)
Ecco come proiezioni antropocentriche determinano scelte genocide a fini nutrizionali.
Ci sono cinici vegetariani che rifiutano persino il gorgonzola, materia senza vita propria e per di più puzzolente, per addentare avidi i teneri piccoli delle carote crude, appena strappati dalla culla dell'humus. Solo perché le nostre umane orecchie non percepiscono i vagiti di dolore delle carotine che pur gli strumenti tecnici registrano inequivocabilmente, noi partecipiamo impassibili a veri e propri olocausti vegetali. I contadini ricevono addirittura sovvenzioni dallo stato per allestire i loro campi di concentramento di verdure votate al futuro sterminio. Mentre gli animalisti inorridiscono di fronte ad una piccola macelleria di quartiere o ad un alimentarista con salumi, percorrono invece indifferenti, anzi eccitati, i mercati generali, veri e propri obitori dove sono esposte le salme di frutta e verdura, che rantolano inudite perdendo le ultime gocce di linfa.
Abiezione e crudeltà! E quel che è più grave, verso il più diverso dei diversi da noi, cuspide di efferata discriminazione razziale, la pianta!
Ma la catena dell'orrore non si ferma qui!
Più i cadaveri vegetali sono morti da poco, più sono apprezzati e costosi.
Ci sono strumenti di tortura come la centrifuga che estraggono sangue di pianta per trangugianti Dracula vegetariani impuniti.
I bambini vengono addestrati a non aver rispetto per il mondo verde, condizionandoli con l'offerta di gelato alla fragola o al pistacchio, ma mai al coniglio o al capretto. E' un'ingiustizia pazzesca, perpetrata con l'acquiescenza di chi si erge a sola difesa della parte animale della natura. Gli innamorati non offrono alle fidanzate mazzi di zampe di cigno, poiché le fanciulle inorridirebbero, ma i dolci occhi luccicano di gioia alla vista di mucchi di corpi di fiori, tranciati con le cesoie, e macabramente avvinti tra loro con giri di spaghi dorati, nastri e stagnola.
I grandi eroi e patrioti vegetali, come Amanita, il fungo velenoso e la sua compagna Cicuta, che hanno vendicato milioni di piante soppresse uccidendo solo qualche uomo qua e là, vengono dagli uomini perseguitati e sterminati per il solo gusto di uccidere, senza nemmeno addurre pretesti gastronomici. E' un vero e proprio delitto politico. Cosa fa Amnesty? Tace? Solo perché al di là dei diritti dell'Uomo non esistono i diritti del Fungo?
Guardate l'animalista vegetariano che si impietosisce di fronte ad un piatto di bianchetti e si scaglia contro le stragi del novellame ittico, ma poi ingurgita giovanissimi cuccioli lattughini, dopo aver cosparso le loro ferite con sale olio aceto, limone e pepe.
Ed egli ancora rifiuta le mummie di maiale come prosciutto e salame, ma poi esita solo un attimo, e per soli dubbi organolettici, di fronte alle mummie vegetali come la mostarda e la frutta secca o candita.
Perché l'uovo no e la noce sì?
E, non solo nelle osterie, il latte no e il vino sì?
E quelli che mangiano germogli di soia e non pulcini vivi conditi?
Anche la terminologia è da mangiacadaveri: si masticano cuori di palma e di carciofo, gambe di sedano, teste d'aglio e orecchiette pugliesi con le cime di rapa.
Già prevista, e quindi scontata, è la reazione degli animalisti vegetariani, di fronte a questi capi d'imputazione, e quindi non la nominiamo neppure. Poveretti, lasciamoli crogiolare nei loro mal dissimulati sensi di colpa.
Non si può barare con l'inconscio personale, né soprattutto con quello collettivo.
Il Tempo, a suo tempo, s'incaricherà di vendicare tanti delitti a senso unico, e lo farà usando l'ampia patologia di quelle malattie volte a devastare la già triste terza età di coloro che si sono incaponiti in un'assurda alimentazione sbilanciata, pur sapendo di possedere un intestino con lunghezza e dotazione glandolare da onnivoro.
Il Tempo, grande ideologo del movimento filovegetale: fa vivere millenni le sequoie e un giorno solo le farfalle effimere.
Con tale Fondatore e Presidente Onorario, il MOVIMENTO FILOVEGETALE chiama a raccolta i filovegetali di tutto il mondo per annunciare: "Filovegetali di tutto il mondo, unitevi per combattere uniti a favore della causa comune!"
Per ora molti non ci capiscono e molti altri sono addirittura sono contro di noi.
Ma alla fine, il Tempo ci darà ragione.

Gigi Picetti
Roberto Quaglia


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© 1994-2000 Roberto Quaglia.



















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