Gigi Picetti (Caro Maurizio Costanzo Show... lettera n.11)
lettera n.11

Restare giovani richiede la coltivazione incessante della capacità di disimparare antiche falsità.

ROBERT HEINLEIN

Dando uno scopo alla nostra vita, ne smorziamo la capacità emotiva. Se la nostra vita ha uno scopo viviamo per un minuto, per un giorno, per un anno, invece di vivere per ogni minuto, per ogni giorno, per ogni anno. Le varie fasi della vita ne costituiscono la bellezza. Vivere ognuna di quelle fasi vuol dire vivere intensamente.

OSCAR WILDE






















GIGI PICETTI

Caro Maurizio Costanzo Show,

confesso che conosco Gigi Picetti. Nato nel 1939, Gigi Picetti ha nell'istante in cui scrivo 55 anni, ed è un individuo unico in Italia. Innanzitutto è un genio-bambino, e come è sempre accaduto alla maggior parte dei geni-bambini, poche persone sono arrivati a comprenderlo nelle sue intime peculiarità, e tra di esse nessuna persona normale.
Gigi Picetti è celibe («Non ho mai commesso un matrimonio»), povero di denari ma ricchissimo di giovani graziose fanciulle che amano orbitargli intorno («Non sono io ad avere successo con le giovani, sono le giovani ad avere successo con me»), e nella cui orbita è talvolta costretto a penetrare («Chi giace acconsente»), si è sempre tenuto alla larga dai lavori tediosi e ripetitivi («Mi spezzo ma non mi impiego»), e da vari decenni è un vulcano in perenne eruzione d'idee, aforismi e battute originali, che non troverete laddove le formiche s'incazzano nè altrove nel mondo su carta stampata. Qualcuno obbietta che non può esser sublime autore di aforismi colui i quali aforismi mai nessuno si degnò di raccogliere nei libri preposti? A costoro rispondo superiormente con un pertinente aforisma di Gigi Picetti: «Non tutti gli aforismi finiscono nei libri.»
Gigi Picetti esiste intensamente, istante dopo istante, con vasta coscienza del momento altrimenti fuggente.
Nacque morto, lontano da ogni ospedale. Il medico diagnosticò che non c'era speranza. Muto suggerimento: "Buttatelo pure via." L'ignorante donna che assisteva madre e dottore non se ne stette a tale sentenza. Maltrattò il cadavere di Gigi Picetti finché esso resuscitò. Gigi Picetti aveva iniziato a stupire.
Balzo spaziotemporale!
Nel 1970 Gigi Picetti passeggia per l'urbe con un grosso registratore a tracolla ed un paio di voluminose cuffie sul capo, ascoltando jazz, ed i passanti lo guardano come fosse matto; ha precorso i tempi inventando per sé il walk-man vent'anni prima dei giapponesi.
Balzo spaziotemporale!
Nel 1977 Gigi Picetti giracchia per Roma ed infiltrandosi in salotti si mescola a Zavattini, Moravia, Ruggero Orlando, Nicolini, Reim e Di Nola.
Balzo spaziotemporale!
Nel 1975 durante il suo periodo parigino, Gigi Picetti carpisce in extremis gli ultimi attimi di vita di esseri umani selezionati tra i più significativi del nostro secolo: Jean Paul Sartre, Simone de Bovoir, Joris Yven, Michel Foucault.
Balzo spaziotemporale!
Nel 1991, nel primo d'Aprile, Gigi Picetti inventa per gioco a Genova un partito politico e lo chiama PCS (PARTITO CENTRO STORICO, nonché crasi ottimale tra PCI e PDS). E' un successo! Prima pagina de "Il Secolo XIX". Articoli a ripetizione su tutti i quotidiani successivi. Migliaia di telefonate di iscrivendi. Articolo a piena pagina su "La Repubblica". Gigi Picetti si gode questa sua opera d'arte moderna finché - da vero artista - se ne disinteressa in scioltezza per dedicarsi ad una successiva creatura.
Balzo spaziotemporale!
Ancora infante, 1950, scarabocchia su foglio a quadretti il profilo di un'automobile monovolume a forma di bomba dimezzata. E' la Twingo, 35 anni prima.
Balzo spaziotemporale!
Nel 1973 S'imbatte in Dario Fo e gli tocca fare per tre anni l'attore per lui.
Balzo spaziotemporale!
Nel 1983, per ripararsi da improvvisa pioggia durante un giro a Milano, s'intrufola assieme al sottoscritto in un palazzo a caso ove si stava svolgendo il convegno nazionale dei fotografi artigiani. Uno dopo l'altro i fotografi candidati alla presidenza della categoria si avvicendano sul pulpito, poco esprimendo nella lettura dei loro noiosi discorsi. Gigi Picetti si iscrive a parlare, improvvisa con travolgente oratoria scatenando consenso, e quando l'hanno pressoché eletto presidente dei fotografi italiani ha nel frattempo smesso di piovere e allora ce andiamo, così, semplicemente.
Balzo spaziotemporale!
Nel 1976 decide di chiamare Teatro dell'Archivolto un luogo strappato all'entropia, e lì propone, per la prima volta in città, la presenza di uno sconosciuto Benigni, e i films di un certo Fassbinder.

Oscar Wilde, liberato dai suoi due principali difetti - non conoscere l'italiano ed essere già morto - certamente si leverebbe il cilindro al cospetto di Gigi Picetti.

Roberto Quaglia


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