La Televisione è la Religione Moderna (Caro Maurizio Costanzo Show... lettera n.6)
lettera n.6

Non basta avere una buona mente; la cosa più importante è usarla bene..

CARTESIO

La televisione è una religione che ha chiese in tutte le case. Se uno ha una piccola televisione, ha una cappelletta. Se ne ha una grossa ha una cappellona... pardon, una cattedrale.

GIGI PICETTI









































LA TELEVISIONE E' LA RELIGIONE MODERNA

Caro Maurizio Costanzo Show,

oggi non sopporto i sociologi. Mi ci sono messo a riflettere cinque minuti, e mi è venuto in mente che per essere riconosciuti sociologi è sufficiente conseguire un corso di laurea in sociologia, cioè avere assimilato le nozioni contenute in un certo numero di libri prestabiliti ed avere passato gli esami relativi ad essi (operazione tutt'altro che problematica per una persona di intelligenza normale) Alla fine, il titolato sociologo non è una persona che abbia dimostrato di avere capito qualcosa circa il comportamento della società, ma una persona che abbia dimostrato di avere studiato quello che altri hanno capito circa il comportamento della società. La mia definizione potrebbe suonare un po' estremistica, lo ammetto. Vediamo allora la questione da un'altra angolatura: un tizio studia tutti i libri regolamentari del corso di sociologia, ottiene il suo bravo certificato di sociologo, poi scribacchia maldestri articoli nei quali pasticcia a vanvera con i concetti altrui da lui imparati, o ancora peggio va a dire qualche frase d'effetto in televisione, o si fa chiudere per un anno da solo in una grotta per scrivere un libro ricercando se stesso, ed ecco che la sua identità di sociologo è pienamente conclamata e da tutti accettata. In effetti, basta scrivere che si è sociologi sul biglietto da visita, e quasi tutti ci crederanno. Per tacitare gli increduli basterà citare qua e là a casaccio Mac Luhan e qualcun altro che non so perché io non sono un sociologo.
Proprio perché non sono un sociologo, mi sono imbattuto in alcune mie riflessioni che da nessun sociologo - ahimè - mi è mai sinora accaduto di udire, e che ora riporto a te, caro Maurizio Costanzo Show, e a chiunque, tramite te, di queste mie frasi mai fosse bersaglio.
Il succo è semplice e d'apparenza banale assai, e si riassume in una frase che dice tutto e non dice niente: "LA TELEVISIONE E' LA RELIGIONE MODERNA."
Bella scoperta, diranno in molti. Ma non fermiamoci in superficie, dico io, ed analizziamone le implicazioni. Innanzitutto: a cosa è servita, serve e sempre servirà, in ogni tempo e luogo del mondo, qualsiasi religione? Niente sofismi o risposte tortuose, per favore! Una sola risposta chiara, semplice, pragmatica, inconfutabile: "La religione serve a fornire alla popolazione i modelli comuni di comportamento."
Puoi chiamarli come vuoi: etica, morale, valori ecc. La sostanza è la stessa. In ogni tempo e luogo del mondo la religione serve per comunicare alla gente come bisogna comportarsi. Chiunque abbia davvero fede nella propria religione, si comporta come la sua religione prescrive.
La religione è indispensabile per l'organizzazione sociale, e chi pensa il contrario è un allocco e lo dimostrerò fra poco. Non esistono, né sono mai esistite, società umane prive di religione. C'è a riguardo molta confusione di termini, poiché soltanto le religioni tradizionali appaiono oggi come tali a chiunque di noi (ma non fu sempre così; oggi il cristiano sa che anche il maomettano ha una religione; secoli fa, il non-cristiano era per il cristiano soltanto un infedele non degno di vivere, e infatti era molto popolare la guerra santa, ancora oggi popolarissima tra gli islamici) Le religioni non-tradizionali, invece, non sono ancora state riconosciute come religioni a tutti gli effetti. La più recente e potente tra le nuove religioni non-tradizionali è la Televisione, e nessuno ne ha ancora preso ed espresso pubblicamente piena coscienza.
I sociologi blaterano circa l'ovvia considerazione che la Televisione sia il più potente strumento di comunicazione che mai sia esistito. Questo è vero. Ma è solo l'inizio.
In molti dei paesi dove la Televisione più è dilagata, la religiosità popolare tradizionale s'è fortemente abbassata. Perché? Ciò che sto scrivendo, come già detto, non vuole essere (come infatti non è) un saggio sociologico sulle relazioni esistenti tra televisione e senso religioso, bensì una lettera al Maurizio Costanzo Show ove semplicemente si volga la luce della coscienza collettiva in una direzione sinora poco battuta. Molte e troppe somiglianze si ritrovano nei comportamenti di chi sia devoto ad una religione tradizionale e di chi sia devoto alla Televisione, per liquidarle come coincidenze. Quali somiglianze? Beh, proviamo a scovarne qualcuna insieme:

  • I MODELLI COMUNI DI COMPORTAMENTO: Come già detto, chiunque sia devoto ad una religione, da essa trae i propri modelli di comportamento. Accade ai cristiani, ai buddisti e ai maomettani. E così infatti accade anche ai telespettatori: essi comprano i prodotti pubblicizzati in Televisione, copiano le battute di spirito dai cabarettisti Televisivi, guidano l'auto con la spericolatezza con cui si guida in Televisione (così causando, ad esempio, le famigerate stragi del sabato sera), imparano ad esercitare la violenza con la noncuranza con cui è esercitata in Televisione (come l'altrimenti inspiegato fenomeno della iperviolenza minorile in America dimostra), plasmano le proprie preferenze sessuali sul modello del vasto catalogo di sex-symbols disponibile nell'universo Televisivo, e così via.
  • I DOGMI: Chiunque sia devoto ad una religione, ne accetta irriflessivamente i dogmi. I devoti nella Televisione, credono dogmaticamente a ciò che viene loro detto nel telegiornale (i più smaliziati si compiacciono di credere ad un certo telegiornale più che ad un'altro, ma la sostanza non cambia). Emblematica è a tale proposito la celebre frase, usata per dimostrare la veridicità di un'informazione: "L'ha detto la televisione..."
  • LA "TRANCE": Caratteristica di ogni fedele durante la funzione religiosa è il suo cadere in stato di trance. Accade a buddisti, cattolici, islamici e zulù. Accade anche a chi è immerso in un programma televisivo. Guardando la televisione ci si scollega dalla propria realtà individuale ed il cervello emette onde alfa (segno inconfutabile di un'alterazione dello stato di coscienza). Come in chiesa con il proprio dio, davanti alla Televisione ci si identifica con l'oggetto della propria venerazione, ossia i personaggi Televisivi. Quando l'identificazione non riesce si cambia canale (ci si volge ad un altro santo), ma non si esce di chiesa, cioè non si spegne la Televisione. Si ricorre allo zapping quando non si sa più a che santo votarsi.
  • IL RISPETTO DELL'AUTORITA' SACERDOTALE: Qualsiasi autentico fedele di qualsiasi religione si accosterà tremante a chi incarni il simbolo del proprio culto, ossia l'autorità sacerdotale. Ad osservare i tremori, i balbettii e la solennità interiore di chiunque si trovi a tu per tu con la propria celebrità Televisiva preferita, non sembrano esserci dubbi che si tratti dello stesso e identico fenomeno mentale.
  • L'ERESIA: Una delle caratteristiche di qualsiasi religione che sia talmente potente che i fedeli ne abbiano un'esperienza così assoluta da non essere per nulla consapevoli che si tratti di una religione, è quella di produrre il fenomeno dell'eresia, cioè l'impietosa demolizione di chiunque non dimostri nei fatti di esserne seguace. Accadde - con piccole varianti - nel Cattolicesimo e nel Nazismo, e tuttora avviene - in misura differente - nelle nuove religioni non tradizionali, come la ricerca scientifica, la psicanalisi (Riprenderemo prima o poi, in qualche altra lettera - oppure no... chi lo sa? - l'argomento che anche la scienza, come la psicanalisi - che scienza non è - siano, sostanzialmente, strutturate non molto differentemente rispetto alle religioni tradizionali.), e la Televisione. Provi il lettore, se alle mie parole non crede, a fingere con i suoi interlocutori di non sapere cosa sia il Maurizio Costanzo Show, il Telegiornale, di non sapere chi siano pippobaudo, mikebongiorno, mauriziocostanzo, sgarbi... Insistendo ad oltranza, con chiunque, di non sapere assolutamente chi o che cosa le suddette divinità siano, ci si guadagnerà la fama di individui "strani", asociali, che fan finta di essere matti o invece lo sono. In breve, ci si ritroverà completamente emarginati. E' il marchio dell'eresia moderna. Eppure, quasi nessuno di noi ha mai veduto le suddette divinità con i propri occhi... dal vivo! Esse alloggiano nei nostri cervelli poiché cogliamo la loro essenza in Televisione, così come il buon cristiano coglie l'essenza di Dio in Chiesa. Poiché l'essenza Televisiva è più facile da cogliere di quella ecclesiale, in quanto è corredata di ottime immagini a colori e suoni convincenti (ora anche stereo), la religione Televisiva sta completamente soppiantando quella ecclesiale tradizionale.

    La più grossa forza della religione Televisiva è che tutti i suoi fedeli - che pure più o meno sanno cosa sia una religione - non hanno coscienza che si tratti di una religione, e ne sono quindi devoti come di più non potrebbero. Con ciò non traggo conclusioni morali sulla maggiore o minore "bontà" della religione Televisiva. Bontà e Cattiveria sono categorie infide, che mai riscuotono unità di giudizio. Indubbiamente dovettero apparire "cattivi", agli eretici torturati dall'Inquisizione Cristiana, i sacerdoti di Santa Madre Chiesa, i quali li torturavano non per propria cattiveria, ma per genuina convinzione che i "cattivi" fossero gli altri.
    La religione Televisiva non è né buona, né cattiva, sebbene in essa possa essere colto sia il Bene che il Male. La Televisione fornisce oggi a tutti noi i modelli comuni di comportamento. Insegna il valore dell'ecologia (valore del tutto assente in tutti i paesi dove la Televisione non l'abbia a lungo promosso), ma anche il valore della violenza (è questo per taluni, me compreso, un valore negativo, ma per altri un valore positivo, tanto è vero che viene da molti con fierezza esercitata). Insegna il valore dei diritti civili, ma anche il valore dei doveri consumistici, condizionandoci a dover consumare, consumare, e sempre più lavorare per più consumare. Insegna il valore della lealtà sportiva, ma anche della guerriglia tra tifoserie, stigmatizzandola a parole, ma allo stesso tempo promuovendola, facendone un mito negativo della trasgressione. Insegna il valore della solidarietà, ma anche quello del rampantismo, della ricchezza a tutti i costi. Insegna il valore del Cattolicesimo, tenendoci aggiornati sulle orazioni papali, ma anche il valore di una visione esclusivamente genitale del sesso, rendendoci disponibili migliaia di videocassette porno. Insegna il valore di essere come madreteresadicalcutta, ma anche il valore del consumismo sentimentale all'americana.
    Capisci, caro Maurizio Costanzo Show, come stanno le cose? La maggior parte dei nostri valori e delle nostre convinzioni ci sono al giorno d'oggi forniti dalla Televisione, proprio come ci erano una volta fornite dal timor di Dio. Ma la Televisione esiste da poco tempo, da pochissimo tempo. La maggior parte degli italiani è cresciuta senza il timor della Televisione, ed una conversione in età adulta non vale una fede radicata fin dai primi anni di vita. I veri ed autentici adepti assoluti alla religione della Televisione sono soltanto i ragazzi che ancora stanno crescendo... ed è quindi nella società del domani, quando tutti saranno cresciuti sin dall'inizio nel timor Televisivo, che vedremo appieno gli eclatanti effetti della rivoluzione in atto...
    Speculare è lecito, divertente e talvolta doveroso, caro Maurizio Costanzo Show. Sarà in un'altra lettera, forse, che mi sbizzarrirò a speculare su come sarà la società futura, quando la Televisione regnerà sovrana tra le religioni del mondo, un regno così assoluto che i sudditi vi obbediranno ciecamente, con devozione pari a quella che altri sudditi, in altri tempi, nutrirono verso il loro re, il loro papa, o verso lo stregone del villaggio. Coscienti soltanto dell'incolmabile diversità gerarchica che li separerà dai loro nuovi dèi.

    Roberto Quaglia


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