Maurizio Costanzo Show che sei nei cieli... (Caro Maurizio Costanzo Show... lettera n.1)
lettera n.1

Certi uomini vedono le cose come sono e dicono "Perché?" Io sogno cose mai esistite e dico "Perché no?"

GEORGE BERNARD SHAW






















MAURIZIO COSTANZO SHOW CHE SEI NEI CIELI...

Caro Maurizio Costanzo Show,

io mi rivolgo a te, con atteggiamento analogo a chi - in altri tempi o in altri luoghi - si rivolge alla divinità, o a chi - in altri tempi o in altri luoghi - si rivolge al confessore o allo psicanalista o al re o al presidente o al capotribù o al partito o a Satanasso. Mi rivolgo a te poiché, al di là delle definizioni più ovvie, tu puoi essere considerato il migliore emblema di un'entità ormai imprescindibile nella società italiana: la Televisione.
Mi rivolgo quindi a te dandoti l'identità che mi fa più comodo darti. Dialogherò con te fingendo con me stesso che tu mi ascolti, ed il sapere che non è così non mi disturberà, perché in realtà so benissimo che tu non sei ciò che per praticità io fingo con me stesso che tu sia.
Caro Maurizio Costanzo Show, cosa sei, allora? Perché sei importante? Ma... sei importante? Beh, in Italia tutti parlano spesso di te, e benché la semantica sia un'opinione, ne consegue che tu sei importante. Cosa sei allora? Sei un programma televisivo? Indubbiamente sì. Sarebbe ardimentoso negarlo. Ma sei davvero solo un programma televisivo? Se tu fossi davvero solo un programma televisivo, in Italia non si parlerebbe così tanto di te, e tu non saresti così importante. Dopo tutto, la Televisione italiana (con le sue centinaia di programmi locali o nazionali) è per il 99% zeppa di programmi televisivi che non sono il Maurizio Costanzo Show, la vita reale di ciascuno di noi è teoricamente costituita per più del 99% da eventi che non sono televisivi, e ciò nonostante tu occupi un posto di rilievo nella mente della maggioranza dei cittadini italiani, e divieni addirittura un'entità imprescindibile quando si pensa e si discute a proposito di moltissimi argomenti. Cosa sei, dunque? E' quello che cercherò di scoprire in questa mia lettera, e soprattutto in quelle che seguiranno nei giorni e nei mesi futuri, ovvero nelle altre pagine di questo contenitore.
Come vedi, caro Maurizio Costanzo Show, io ti ho assunto a simbolo per dialogare con me stesso, almeno sino a quando qualcuno mi ascolterà. Avrei potuto srotolare queste parole dopo l'intestazione "Caro Diario..." o previa recitazione di un mantra religioso che mi dischiudesse ad un'esperienza mistica o dopo aver convenuto con uno psicanalista il prezzo della sua prestazione di stare ad ascoltare lo svolgimento dei miei pensieri.
Invece ho scelto te.
Non è un caso. E' un'inevitabile decisione, scaturita dalla comprensione della tua modernità rispetto alle altre categorie simboliche (Padreterno ecc.), dal riconoscimento dell'irresistibile valenza simbolica che hai rapidamente assunto in seno alla società italiana.
Caro Maurizio Costanzo Show, tu non sei una persona, non sei Maurizio Costanzo (l'umano che ti ha creato e battezzato), non sei l'impiegato o il funzionario che legge queste lettere al Maurizio Costanzo Show con il dovere di scegliere, filtrare, cestinare. Sei la Divinità Moderna, il Totem del Villaggio, il Sacerdote del Reale.
Non vogliono queste - le mie - essere solo parolone grosse che facciano effetto. Nelle lettere che verranno, indagherò a fondo nei significati che esse racchiudono. Ma non lo farò con la pomposità accademica di chi ha i titoli e le cattedre che gli rendono lecita e doverosa l'ostentazione di pomposità accademica. Non so ancora come lo farò, ma lo farò a modo mio, qualsiasi cosa questa frase voglia dire. Dietro alle mie parole c'è un individuo privo di titoli accademici, privo di studi sistematici, privo di qualsiasi inserimento (per non parlare di integrazione) nella società del sapere, privo di una mentalità ridondante di certezze nozionistiche, di dogmi religiosi o scientifici. Rifuggo dalla confortante pratica di ripercorrere sempre e solo gli stessi sentieri mentali, di innamorarsi delle opinioni, siano esse le altrui o le proprie. Con le opinioni amo solo flirtare, abbandonandole quando ai miei occhi esse appaiono vecchie, nutrendo infatti l'opinione (proprio così) che le opinioni raramente siano qualcosa di certamente autentico, altrimenti verrebbero chiamate "dati di fatto" e non opinioni, e gli umani non lotterebbero negli spesso patetici tentativi di far prevalere le une (di solito le proprie) rispetto alle altre (di solito quelle degli altri).
Cosa sono io allora?
Sono, innanzitutto, le parole che risuonano nella mente di chi sta leggendo o udendo leggere queste righe. Sono, in secondo luogo, l'immagine che taluni di quelli che stanno leggendo queste righe si sono fatti o si stanno facendo di me. Sono, in terzo luogo, la somma di immagini e ricordi e metafore con la quale io stesso comunico soltanto a me stesso ciò che io sono, sono stato in passato e mi piacerebbe essere in futuro.
Troppo complicato? Non mi inganni, caro Maurizio Costanzo Show, tu trascendi la semplicità di cui pure ti addobbi, e non v'è nulla di attinente alle attività umane che tu non possa contenere e che tu non conterrai. Il tuo ruolo, centrale e immenso, è il tuo destino.
Nel momento in cui io mi rivolgo a te, tu già mi contieni, caro Maurizio Costanzo Show, mi contieni pure non avendo ancora dato a ciò pubblica espressione, inviando la mia immagine e le mie parole in tutte le case italiane. Mi contieni perché io sono entrato in te con questa lettera, similmente a come il religioso si allaccia al suo Dio con la preghiera.
Ora che il nesso è stabilito, caro Maurizio Costanzo Show, volgo al termine questa prima lettera. Molte altre seguiranno, con cadenza quotidiana (reale o apparente), finché tutti gli argomenti che mi piacerà esprimere non saranno stati esternati. La somma delle lettere costituirà un libro. Giorno dopo giorno ti invierò tutte le lettere, ed infine ti spedirò anche il libro. Per via reale e per via virtuale. Per posta e per Internet. Un carico di significati indirizzati a te e, per conoscenza, all'umanità.

Roberto Quaglia


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© 1994-2000 Roberto Quaglia.


















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